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 l'Asterisco (15). "l'Apprezzaturu"
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Antonio


Regione: Lombardia
Prov.: Milano
Città: Milano


361 Messaggi

Inserito il - 02/03/2012 : 17:56:43 (4443)  Mostra Profilo Invia a Antonio un Messaggio Privato  Rispondi Quotando



l'Asterisco (15). Note a margine, di marginale utilità.


“L’Apprezzaturu.”

La cosa funzionava più o meno così: un proprietario terriero, nel nostro caso di un castagneto, cedeva ad un contadino la raccolta di tutta la produzione della stagione a fronte di una pagamento ( in natura o in denaro) stabilito in anticipo: addirittura quando i ricci erano ancora chiusi e tutti sull’albero!

Ma allora, verrebbe da chiedersi,
i rischi non sarebbero stati così scaricati tutti sulle spalle del contadino?

Beh, anche se i ricchi proprietari – allora come oggi - hanno sempre goduto di indubbi vantaggi rispetto alle classi più povere, a Sant’Agata nel tempo si era affinata una procedura basata su principi di competenza, fiducia e rispetto che ho trovato sempre interessante anche dal punto di vista di ricerca dell’equità.

Il fulcro sul quale tutto girava era la figura dell’ ”apprezzaturu”: una persona competente e rispettata che, osservando il castagneto, era in grado di valutarne la produzione della stagione.
Questa, si potrebbe pensare, doveva essere una capacità in qualche modo alla portata di tanti a quel tempo. Ma in realtà il compito era molto più difficile e complesso di quel che possa apparire.

Egli non valutava solo i ricci sull’albero…

Intanto doveva “calcolare” il rischio che il maltempo o altro potesse ridurre il raccolto da lui presunto. Poi, sicuramente, teneva conto della disposizione del terreno, della distanza dal paese…Ma, certamente, nelle sue valutazioni inseriva anche importanti e variabili “fattori esterni”…come lo stato di famiglia, il reddito, i mezzi a disposizione del contadino…

Il suo parere non poteva essere solo quella di un “tecnico” per quanto esperto. La sua bilancia, insomma, pendeva certamente da una parte... ma in un modo che a tutte le parti appariva accettabile.

“L’ apprezzaturo” conservava la propria reputazione, stagione dopo stagione, perché non solo era riconoscito competente, ma anche giusto. Anzi, equo. Le sue “perizie” non erodevano mai troppo gli introiti del proprietario, ma neppure esponevano a gravi rischi il contadino. Ed era questa capacità a renderlo autorevole e rispettato.

Come dire…una persona davvero apprezzabile.


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E dopo il settimo giorno, Dio creò l'ottimo giorno.
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